Tuesday, September 22, 2009

Usa, il problema del potere nel mondo multipolare

JOSEPH S. NYE Il National Intelligence Council degli Stati Uniti prevede che il dominio americano sarà «molto diminuito» entro il 2025, e che la superiorità americana (e il potere militare) saranno meno forti nel sempre più competitivo mondo del futuro. Il presidente russo Dmitri Medvedev ha definito la crisi finanziaria 2008 un segno che la leadership globale dell’America sta volgendo al termine. Il leader d’opposizione canadese Michael Ignatieff ne conclude che il potere degli Stati Uniti sia tramontando. Come possiamo sapere se queste previsioni sono corrette?

Bisogna stare attenti. Dopo che la Gran Bretagna perse le sue colonie americane, alla fine del XVIII secolo, Horace Walpole disse che era diventata un paese «insignificante come la Danimarca o la Sardegna». Non riuscì a prevedere che la rivoluzione industriale avrebbe dato alla Gran Bretagna un periodo di ancor maggiore ascesa. Roma rimase dominante per oltre tre secoli dopo l’apogeo del potere romano. Che cosa significa esercitare il potere nell’era dell’informazione globale del XXI secolo? La saggezza popolare ha sempre ritenuto che prevale il Paese con l’esercito più forte, ma nell’era dell’informazione a vincere può essere lo Stato con un passato migliore alle spalle. Oggi è tutt’altro che chiaro come sia misurato l’equilibrio di potere, e tanto meno come poter sviluppare efficaci strategie di sopravvivenza.

Nel suo discorso inaugurale nel 2009, il presidente Barack Obama ha affermato che «la nostra potenza cresce attraverso l’uso prudente; la nostra sicurezza deriva dalla giustezza della nostra causa, dalla forza del nostro esempio, dalla tempra, dall’umiltà e dalla moderazione». Poco tempo dopo, il segretario di Stato Hillary Clinton ha detto: «L’America non può risolvere i problemi più pressanti da sola, e il mondo non può risolverli senza l’America. Dobbiamo usare ciò che è stato chiamato smart power, l’intera gamma di strumenti a nostra disposizione». Smart power: la combinazione del potere di comando e del potere di attrazione.

Il potere dipende sempre dal contesto. Oggi è distribuito secondo un modello che assomiglia a una partita a scacchi tridimensionale. Sulla scacchiera in alto, il potere militare è in gran parte unipolare, e gli Stati Uniti sono destinati a rimanere l’unica superpotenza ancora per un po’. Ma, sulla scacchiera di mezzo, il potere economico è già multi-polare da più di un decennio, con Stati Uniti, Europa, Giappone e Cina come attori principali, e altri stanno acquistando importanza. La scacchiera in basso è il regno delle operazioni transfrontaliere che avvengono al di fuori del controllo governativo: comprende diversi attori non-statali, come ad esempio il trasferimento elettronico di somme di denaro ben più grandi di alcuni bilanci nazionali e, all’altro estremo, terroristi che trasferiscono armi o hacker che minacciano la cyber-sicurezza. Questa scacchiera comprende anche nuove sfide, come le pandemie e il cambiamento climatico.

A questo livello il potere è ampiamente diffuso, e non ha alcun senso parlare di unipolarità, multipolarità, egemonia o qualsiasi altro cliché. Anche a seguito della crisi finanziaria, il ritmo vertiginoso del cambiamento tecnologico è probabile che continui a guidare la globalizzazione e le sfide transnazionali.

Il problema per il potere americano nel XXI secolo è che ci sono cose che rimangono fuori controllo anche per lo Stato più potente. Sotto l’influenza della rivoluzione informatica e della globalizzazione, la politica mondiale sta cambiando in un modo che impedisce all’America di conseguire da sola tutti gli obiettivi internazionali. Ad esempio, la stabilità finanziaria internazionale è vitale per la prosperità americana, ma gli Stati Uniti hanno bisogno della collaborazione di altri per garantirla. Il cambiamento climatico globale, anche, interesserà la qualità della vita degli americani, ma gli Usa non possono gestire da soli il problema.

In un mondo in cui le frontiere sono più che mai permeabili per tutto, dai farmaci per le malattie infettive al terrorismo, l’America deve contribuire alla costruzione di coalizioni internazionali e istituzioni per affrontare le minacce e le sfide comuni. In questo senso, il potere diventa un insieme di somme.

Non è sufficiente pensare in termini di potere sugli altri. Si deve anche pensare in termini di potere per raggiungere gli obiettivi. Su molte questioni transnazionali, gli altri possono contribuire a realizzare i propri obiettivi. Il problema del potere americano nel XXI secolo non è il declino, ma il non riconoscere che anche il Paese più potente non può raggiungere i suoi obiettivi senza l’aiuto degli altri.

© Project Syndicate, 2009

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